Giovedì 13 dicembre 2019 Giuseppe Antoci, già presidente del Parco dei Nebrodi e scampato ad un attentato mafioso, ha incontrato gli studenti degli Istituti Agrari del Savoia di Rieti, in un’iniziativa organizzata da Sos Impresa Lazio.
L’immagine più emblematica e significativa in merito all’incontro – riporta il giornale on line RietInVetrina – la offre uno dei 10 uomini che, abitualmente, scortano Antoci nei suoi movimenti.
“Nell’arco di due ore, i giovani hanno ascoltato l’intervento del Dottor Antoci senza proferire verbo, non è volata una mosca e, molti, si sono commossi fino alle lacrime: non avevo mai visto nulla del genere!”.
I giovani delle classi quarte e quinte del Tecnico Agrario di Rieti sono stati prelevati da un pullman dell’associazione che, al termine dell’incontro, li ha riaccompagnati presso la sede di via Togliatti mentre gli alunni della quarta e quinta dell’agrario di Cittaducale si sono recati presso Il Cantinone a piedi, con i loro docenti. Unitamente ad Antoci – continua l’articolo di RietInVetrina – hanno presenziato all’evento il sindaco di Cittaducale, Leonardo Ranalli, dettosi “entusiasta per il successo riscosso”, Pasquale Busà, Presidente di Sos Impresa – Rete” e Giuseppe Scandurrea, Storico e Letterato. Ma il palcoscenico e le attenzioni sono state tutte per il dottor Antoci che ha letteralmente ipnotizzato la platea con le sue narrazioni, tutte correlate al mondo dell’agricoltura ed alle tragiche esperienze di vita – purtroppo connesse alla mafia – che ne hanno segnato l’esistenza: propria e della sua famiglia.
“I nostri giovani hanno partecipato con un coinvolgimento emotivo senza eguali – dice la Prof.ssa Maria Livia Orfei – io stessa sono rimasta basita dinanzi ad una partecipazione che, abitualmente, non è loro propria, non in questi eventi, non in queste circostanze. I nostri sono ragazzi operativi, d’azione, dediti alle attività pratiche ed al lavoro, manuale in specie. Osservarne la presenza e la partecipazione piena, totale, condivisa in un evento di questo tenore, è stata per tutti noi docenti una straordinaria sorpresa”.
Antoci – conclude RietInVetrina – ha narrato anche storie di vita personali. “La mia esistenza e quella dei miei cari è purtroppo caratterizzata dalla mafia che almeno da un lustro non ci consente di vivere un’esistenza lieta, normale, serena – ha detto Antoci sollevando solidale commozione – sono, siamo costantemente scortati, vigilati e non ci sentiamo liberi. Mi piacerebbe tanto fare un bel tuffo in mare o una cavalcata come accadeva prima dell’attentato, ma questo non ci è più consentito”.