Un pomeriggio ricco di passione ed emozione all’Auditorium Santa Lucia a Leonessa. All’incontro pubblico organizzato da Sos Impresa Lazio con il patrocinio del Comune, nell’ambito dell’evento “Strada Facendo”. Sul palco accanto al figlio di Pio La Torre, Franco, il Presidente di SoS Impresa Lazio Lino Busà, l’avvocato Ilaria Bonito, il sindaco di Leonessa Gianluca Gizzi e il consigliere Amtonio Zelli.
L’incontro è stato organizzato per riflettere sul tema della diffusione della legalità e per ricordare la vita e l’impegno di Pio La Torre, primo parlamentare ucciso dalla mafia il 30 aprile 1982; attraverso la presentazione del libro: “Ecco chi sei”, edito dalla casa editrice San Paolo e scritto dai suoi figli Franco e Filippo con Riccardo Ferrigato, autore Rai. La prefazione del libro è stata affidata al regista premio Oscar Giuseppe Tornatore. Questa scelta “non risponde a esigenze di marketing – ha precisato Franco -, suo padre era un fraterno amico di mio padre. Hanno condiviso l’impegno nel sindacato e in politica”.
Chi si aspettava la narrazione di un passato visto come luogo dove tutto è migliore rispetto a oggi, è rimasto deluso: “Del passato ci si ricorda quasi sempre delle cose belle, ma il passato non è stato rose e fiori. Il passato va vissuto come esperienza per costruire il futuro e per questo va conosciuto”. Il racconto della vita e della figura del padre, del suo rapporto con la famiglia e l’impegno quotidiano fin dall’età di 18 anni, si è sviluppato in modo lineare ed ha toccato tutte le fasi di una vita purtroppo breve, ma vissuta intensamente. “Pio La Torre era figlio di contadini” – ha ricordato Franco – “nato fra le due guerre durante una dittatura. Era la dimostrazione vivente di chi vuole cambiare perché si iscrisse all’università. È stato un grande insegnamento per noi: cambiare lo stato delle cose se ci sono le condizioni” Non sono mancati spunti di riflessione, come quando Franco ha raccontato l’eccezionale normalità di un eroe “che non ha mai voluto diventare un eroe”, e l’umanità di un uomo e di un padre ancora scomodo, che interroga ciascuno di noi, chiedendoci fino a dove siamo disposti a metterci in gioco per vivere davvero le nostre battaglie.