Riportiamo l’articolo pubblicato giovedì 24 giugno sul quotidiano Il Giorno, a seguito dell’intitolazione della sala consiliare di Corsico a Pietro Sanua e della presentazione del libro “Pietro Sanua, un sindacalista onesto e coraggioso” di Mattia Maestri e fortemente voluto da Sos Impresa.
«Sono qui per scusarmi», ha esordito il capo della Dda di Milano Alessandra Dolci, lasciando per un attimo il pubblico, i relatori, senza parole. «Voglio scusarmi perché la magistratura che rappresento non è riuscita ancora a dare una risposta alla famiglia Sanua». Parla dell’omicidio di Pietro Sanua: il 4 febbraio 1995, nell’alba gelida in via Di Vittorio, il commerciante e sindacalista fu ucciso a colpi di fucile. Di fianco a lui, seduto sul furgoncino pronto ad allestire la bancarella al mercato, c’era il figlio Lorenzo, che insieme a mamma Francesca non ha mai smesso di chiedere giustizia. Perché i colpevoli di quell’omicidio non sono mai stati trovati. Quello che è certo, «senza timore di smentita – ha precisato Dolci –, è che fu un delitto di ‘ndrangheta. Tutti gli elementi portano su una sola strada: Sanua fu ucciso dalla mafia».
La magistrata numero uno della Dda milanese è sicura della matrice mafiosa dell’agguato: a dimostrarlo l’arma utilizzata, il ruolo della vittima, sindacalista che si era spesso scontrato con il racket dei mercati, e il contesto territoriale, Corsico, già nel 1995 pienamente penetrato dalla criminalità organizzata.
Lo scenario di quell’omicidio è stato ricostruito da Mattia Maestri, ricercatore dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano e autore di una ricerca, diventata un libro (“Pietro Sanua, un sindacalista onesto e coraggioso”). Maestri ha disegnato un quadro fatto di privilegi per gli ambulanti che appartenevano alle famiglie mafiose e di contrasto che Sanua cercava di mettere in campo. Un impegno che è piaciuto a chi aveva sempre vinto le assegnazioni, con sorteggi pilotati per favorire i «protetti».
Un delitto che «non poteva essere compiuto senza l’autorizzazione delle famiglie di ‘ndrangheta che comandavano il territorio», precisa Dolci. E poi, c’è quella lite al mercato tra Sanua e una ambulante della famiglia Morabito, e Gaetano Suraci che alcuni testimoni hanno sentito e visto ma nessuno ha poi avuto il coraggio di denunciare. Sono anni in cui i metodi mafiosi rimpiazzano gli anni bui del terrorismo, dove anche il mercato dei fiori nascondeva smercio di droga e traffici. Sono gli anni dei sequestri, degli omicidi di mafia, della ‘ndrangheta che pianta le radici tossiche alle porte di Milano. «Buccinasco e anche Corsico hanno l’etichetta di Platì del Nord – ancora Dolci –. Voglio per questa comunità un riscatto morale. Corsico non è uguale ‘ndrangheta. L’intitolazione della sala consiliare a Pietro Sanua è un grande gesto. Bisogna dire al mondo che Corsico si è ribellata al potere mafioso e lo ha fatto grazie anche a uomini come Pietro».
Sanua è morto, ma non è sconfitto. Il ricordo lo fa vivere, come hanno sottolineato il professor Nando Dalla Chiesa, Eleonora Montani e Luigi Cuomo di Sos Impresa, che durante la serata per Sanua ha annunciato l’interesse da parte di uno sceneggiatore per realizzare un film sulla storia del sindacalista ucciso dalla mafia. Il ricordo si fa vivo ed emoziona Lorenzo, che definisce suo padre «non un eroe, ma un uomo giusto
che lottava per i deboli». Necessario il ricordo, ma serve anche verità.
«Ci sono piste e idee su colpevoli e mandanti, da approfondire. Mi sono presa un impegno che intendo portare a termine – ha concluso Dolci, che ha messo mano al fascicolo, chiuso in soli sei mesi al tempo e riaperto dopo oltre 25 anni dall’omicidio –. Un dovere: dare giustizia a Pietro Sanua».