Sos Impresa lancia l’allarme sui rischi che le imprese in difficoltà corrono in questa fase di grave crisi economica. L’intervista del presidente Luigi Cuomo sulle pagine del Quotidiano di Puglia.
Trasformista, dinamica, multiforme, sempre al passo con i tempi: la criminalità organizzata rischia di riuscire a lucrare persino sulla crisi economica e di uscire più forte dall’emergenza Covid. La battuta d’arresto registrata dal business tradizionale – quello dello spaccio – durante il lockdown, ha richiesto alle mafie di riciclarsi in fretta. L’enorme disponibilità di denaro sporco, pronto per essere investito, ha fatto il resto: dopo tutto, nell’ultimo decennio la criminalità aveva già abbandonato le armi per indossare il colletto bianco, utile a inserirsi nell’economia legale e fare man bassa di gare e appalti. Adesso fa un passo ulteriore: un intermediario contatta le imprese in difficoltà e offre dei soldi – venti, trentamila euro subito, in contanti o sul conto corrente – per acquistare una quota dell’azienda ed entrare in società. Non si tratta di usura, né di estorsione: tutto all’apparenza legale, se non fosse che i soldi sono di provenienza illecita.
L’allarme lo lancia Luigi Cuomo, presidente nazionale di Sos Impresa che, sulla base delle denunce arrivate agli sportelli dell’associazione su tutto il territorio nazionale, tira le somme: «Oggi le mafie non hanno più bisogno delle intimidazioni: basta offrire dei soldi agli imprenditori con l’acqua alla gola dopo il lockdown, e non trovano resistenze. Così, oggi acquistano una quota delle aziende e domani ne diventano i proprietari». A rischio sono i settori più appetibili – ristoranti, bar, strutture ricettive – che più di altri hanno subìto gli effetti negativi della chiusura forzata e non sanno ancora se e quando riusciranno a riprendersi. Naturale che il Salento, che negli ultimi anni ha vissuto un exploit dell’industria turistica, sia l’osservato speciale in una regione da allarme rosso: altissimo il pericolo di rimanere invischiati in un meccanismo perverso che si configura anche come concorrenza sleale verso le aziende che provano a tirare avanti senza aiutini, e quindi doppiamente dannoso. Un allarme lanciato di recente anche da Coldiretti, che aveva parlato di 5mila imprese legate alla ristorazione e all’agroalimentare in mano alla criminalità, con 219 confische in Puglia.
Che qualcosa di poco chiaro stia accadendo lo dicono l’allerta lanciata dal ministero dell’Interno alle prefetture, ma anche i dati della Consulta nazionale antiusura che, a fronte di una diminuzione di ogni tipo di reato durante il lockdown, registra un aumento del 10% dell’usura. Percentuale che, in Puglia, sale al 15%. «In realtà – sottolinea Cuomo – questo fenomeno è ancora più subdolo dell’usura, perché la richiesta di entrare in società o acquisire un’azienda, versando subito il denaro contante, di per sé non è un reato. Anzi, è un’offerta che va incontro alle aspettative degli imprenditori, di fronte ai presti delle banche che tardano e agli aiuti statali che sono bloccati dalla burocrazia».
Ed ecco perché, da parte degli imprenditori, c’è sempre più ritrosia nel denunciare queste offerte sospette. «L’imprenditore che cede- spiega Cuomo – magari per non licenziare o per non chiudere, lo fa in silenzio. Spesso manca la consapevolezza della gravità della cosa, può apparire una via di fuga di fronte al default».
L’assalto è partito, il rischio è dietro l’angolo, ma il tessuto imprenditoriale deve trovare gli anticorpi per debellare questo nemico più mortale del virus. «Gli imprenditori – suggerisce Cuomo – non si devono mai isolare, mai rimanere mai da soli. Devono confrontarsi con i colleghi fidati e chiedere aiuto quando necessario. Occorre andare oltre l’effimera opportunità che gli viene prospettate e cercare soluzioni che guardino in prospettiva ma anche in larghezza. Le procure faranno il resto, indagando sulla provenienza di quel denaro, che è denaro sporco». Ma anche le istituzioni e il governo devono fare la loro parte, perché la mafia arriva laddove trova spazi vuoti. «Le misure di sostegno alle imprese, già promesse – conclude Cuomo – devono arrivare in fretta, perché i ritardi sono un ulteriore elemento di scoraggiamento per quelle imprese che potrebbero resistere. e poi ci vuole un patto di solidarietà tra cittadini e imprese, proprio come quello che ci ha permesso di chiudere tutto per superare il picco della pandemia».