Il presidente di Sos Impresa Rete per la Legalità Luigi Cuomo intervistato su Il Mattino di Napoli: “Prestiti e lavori per le norme anti-Covid, il fiato della camorra su negozi e locali”.
«Nell’epoca Covid le mafie non chiedono soldi, ma li offrono. Hanno messo a punto una strategia che punta a impossessarsi delle aziende m difficoltà. Alla nostra organizzazione in questi giorni arrivano segnalazioni da tutt’Italia»: Luigi Cuomo presidente di Sos Impresa, l’associazione legata a Confesercenti e nata per contrastare il racket e l’usura, conferma, e da corpo, all’allarme lanciato nei giorni scorsi da Europol, Eurispes e Banca d’Italia. La criminalità organizzata vede nella pandemia un’occasione per allargare il proprio business, e, per centrare l’obiettivo, mette a punto nuovi strumenti.
Che cosa vi raccontano gli imprenditori?
«Quella che stiamo conoscendo in questi giorni è una situazione per molti versi inedita. Chi ha un’azienda e si trova a combattere per farla galleggiare viene avvicinato, e non minacciano, da insospettabili che offrono denaro».
Ma proporre un prestito non è reato, perché dovrebbe trattarsi di criminali?
«Racconto uno dei tanti episodi che ci sono stati segnalati. In Sicilia sono stati offerti 50 mila euro ad un ristoratore come anticipo per un successivo acquisto a condizioni da definire. Il proprietario dell’azienda è combattuto. Basta un sì per ritrovarsi una cifra consistente sul conto corrente, mentre il futuro dell’impresa è molto incerto. Ma chi può pensare di versare una cifra di questo tipo senza alcuna garanzia? Solo chi sa di avere mezzi sicuri per farsi valere: i criminali».
Storie siciliane, potremmo pensare, magari altrove non succede.
«E invece no. Succede in tutt’Italia. A Napoli, per esempio, ai commercianti che devono ristrutturare per rispettare le norme anticovid, arrivano proposte più che insistenti per ottenere l’affidamento dei lavori. E a farsi avanti sono persone che non hanno imprese edili, ma che vogliono mettere un piede nei negozi per poi comprarli a prezzi stracciati. A Soccavo, invece, si vedono spacciatori coinvolti nella distribuzione di generi alimentari. Si offre aiuto per poter poi chiedere favori ed allargare il controllo del territorio».
Anche in questo caso si tratta di territori da sempre ad alto rischio.
«Passiamo alla Puglia. Anche qui nel mirino delle associazioni criminali ci sono il settore turistico e commerciale. A molti proprietari di esercizi arrivano proposte di prestiti. Non si stabilisce a priori un tasso di interesse: sembra un’offerta amichevole ed è una trappola mortale».
Siamo sempre al Sud. Ci sono state segnalazioni in aree diverse?
«Si. Quella attuale sembra quasi una strategia unitaria anche se è impensabile che ad agire sia un’unica organizzazione. In Emilia, ad esempio, gli alberghi sono chiusi e sono arrivate disdette fino a dicembre. Ci sono gruppi di calabresi che sono pronti a versare la m età del valore di mercato di un’hotel o di un ristorante ai proprietari sull’orlo del fallimento. E avvertono: “L’offerta è valida solo se si decidi subito. Il prossimo mese prenderai un terzo”».
La presenza della criminalità organizzata in alcune aree settentrionali è cosa ormai accertata. Che cosa sta cambiando?
«Io credo che questa emergenza sarà un’occasione per rafforzare la presenza delle mafie che avendo una grande liquidità hanno oggi la possibilità di comprare a prezzi d’occasione molte aziende. Poi potranno trasformarle anche in punti di riciclaggio: basterà battere molti scontrini per ritrovarsi con nuovo denaro pulito. E possono, attraverso questa strategia anche intercettare gli aiuti di Stato che comunque dovranno arrivare».
Tante segnalazioni, voi che fate?
«Allertiamo le forze dell’ordine anche se purtroppo oggi molti commercianti non sono pronti a sporgere denuncia. C’è chi vede il denaro dei criminali come una manna arrivata dal cielo»