A don Mimmo Battaglia
“Figlio del Sud, del Meridione”, per la consapevolezza che “un discepolo di Gesù non arretra di un millimetro dinanzi al bene, ripudia l’omertà e l’indifferenza, è sempre pronto a denunciare il malaffare, la cultura camorristica e ogni forma di corruzione”; per la “parresia” nell’annunciare “il Vangelo della giustizia e della libertà” in ogni contesto attraverso i segni della “custodia vicendevole, che narrano della cura dei più fragili”; per la profonda convinzione pedagogica, in questo tempo di emergenza educativa, che la testimonianza di altari viventi, discreti e significativi, consenta di parlare sempre più con i segni della legalità, della solidarietà concreta, del camminare insieme. «Uscire da ogni ambiguità nella battaglia contro la camorra: niente compromessi, niente situazioni di comodo, ma avanti – se è necessario – fino al martirio». Questo l’appello del Vescovo di Napoli rivolto ai parroci e a tutti i cattolici e agli uomini di buona volontà dalle pagine de Il Mattino. E ancora a Ponticelli Mons Battaglia ha rivolto l’importante e forte appello: “Nessuno si inchini alla prepotenza della camorra, perché ci si inginocchia solo davanti a Dio. È ciascuno faccia la propria parte per fare “rete” in nome della sua parola: la politica, le istituzioni.” Ai giovani rivolge l’invito a dire no alla rassegnazione. Anche per questo la speciale giuria del Premio Michele Cavaliere ha deciso di conferire a Mons. Domenico Battaglia questo riconoscimento, dedicato alla memoria di una eroica figura di imprenditore che ha voluto e saputo dire no alla camorra e non si è voluto inginocchiare davanti ai criminali.
A Giuseppe Cimmarrotta
Sostituto Procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, magistrato in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata e titolare delle indagini più importanti e delicate dell’area stabiese. È considerato da molti una garanzia di determinazione e straordinaria capacità professionale soprattutto nella lotta alla camorra e alla corruzione nella Pubblica Amministrazione. Sa parlare ai giovani con semplicità e precisione facendo comprendere efficacemente il valore della libertà e della giustizia che solo il rispetto delle regole e della legalità può garantire. Recentemente ha dichiarato in un’intervista che a Gragnano si è instaurato un “Clima di terrore in perfetto stile colombiano”, mostrando una capacità di lettura puntuale delle realtà criminale locale e di sintesi iconografica efficace quanto allarmante ma che richiama tutti ad un rinnovato impegno di partecipazione attiva militante accanto a forze dell’ordine e alla magistratura per sconfiggere insieme la camorra ed il malaffare. Ha aiutato diverse vittime a trovare il coraggio di denunciare il racket e l’usura di cui erano vittime e la sua esperienza e professionale umanità ha favorito la loro liberazione totale, in sicurezza, dal ricatto dei malavitosi. L’associazionismo antiracket e antiusura è fiero di collaborare con un rappresentante della magistratura inquirente antimafia come lui e ne apprezza particolarmente i risultati. Anche grazie al suo lavoro Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza a Castellammare di Stabia lavorano in perfetta sinergia e grande spirito di collaborazione, condizione questa che valorizza ed ottimizza l’impegno di ognuno in un insieme collettivo.
A Carmela Manco
Suora laica, animatrice culturale, fondatrice e presidente dal 1993 dell’Associazione “Figli in Famiglia O.n.l.u.s.”, per il coraggio, l’impegno e la tenacia con cui è riuscita a trasformare un capannone abbandonato della periferia di San Giovanni a Teduccio in un punto di riferimento e di aggregazione per i giovani, in un luogo di formazione anche professionale, salvando molti di essi da un destino già segnato dal degrado sociale e culturale del territorio circostante. Nata per accogliere fondamentalmente minori a rischio, per formarli ed orientarli alla convivenza civile, creando le opportunità per allontanarli dalla “strada”, l’Associazione si occupa, senza limiti di età, anche di adulti in difficoltà aiutandoli a riscoprire la propria dignità e a ridisegnare il proprio progetto di vita in contrapposizione ai facili modelli che l’ambiente circostante propone. Considerando fondamentale il ruolo della famiglia nel processo di crescita degli individui, da cui anche il nome dell’associazione, Carmela Manco e i suoi volontari operano, come recita la “mission” dell’Associazione, per ristabilire i rapporti già all’interno della famiglia; tra la famiglia e la scuola; tra la famiglia e la società; tra i giovani ed il mondo del lavoro onesto e legale. Carmela Manco è stata insignita dal Capo dello Stato, a dicembre 2019, dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”. Con estrema ammirazione ed orgoglio conferiamo il Premio “Michele Cavaliere” edizione 2021 a questo fulgido esempio contemporaneo di impegno civile e religioso.
A Francesca Ghidini
Inviata speciale della RAI, cronista di strada, giornalista della cosiddetta “vecchia scuola” che cerca personalmente le notizie, anche quelle più dure e scomode, e le riconsegna al suo vasto pubblico con una chiarezza e una semplicità capace di conquistare immediatamente l’attenzione e giungere direttamente al cuore e alla mente di tutti. Sono noti i suoi reportage su “terra dei fuochi”, sulla lotta alla camorra, sull’intreccio tra politica, affari e criminalità, sull’antiracket e sull’antiusura nella nostra Regione. Sempre in prima linea, con la propria professionalità e con un coraggio speciale ha dato, e continua a garantire, un solido ed importantissimo contributo all’informazione di qualità. Esponendosi anche a situazioni e rischi personali non si è mai tirata indietro di fronte alla ricerca della notizia vera e verificata. “Se la stampa non ne parla il fatto non esiste”, è quindi importante parlarne e parlarne bene perché anche in questo modo si combatte la camorra ed il malaffare. Con la Buona Informazione, della quale Francesca è testimone attiva, si afferma Legalità, Giustizia e Democrazia.
A Marcello Ravveduto
Per il suo impegno nel contrastare la Criminalità Organizzata tramite la cultura, l’informazione e l’analisi del rapporto che intercorre tra la Camorra e il mondo dei mass media. Marcello Ravveduto è docente di Digital Public History alle Università di Salerno e di Modena e Reggio Emilia e autore di diversi saggi sul rapporto tra immaginario collettivo e fenomeni mafiosi. È il direttore scientifico della “Galleria virtuale sulle mafie e l’antimafia” nella Casa/Museo “Joe Petrosino”. Biografo di Libero Grassi e dirigente nazionale di SOS IMPRESA fortemente impegnato nella lotta al racket e all’usura. Il suo impegno è rintracciabile nelle numerose pubblicazioni sul tema, tra cui “Lo Spettacolo della Mafia”, ricerca volta ad analizzare il rapporto tra il potere criminale e le rappresentazioni di esso nella cultura e nell’arte. Lo scopo di questo lavoro è individuare il mutamento, a partire dal 1948, del modo di raccontare la mafia, la ‘ndrangheta e la camorra. Attraverso un’ammirevole ricchezza di esempi, Ravveduto parla del convincimento che la stampa, la televisione, la cinematografia, i giochi elettronici ed anche la discografia come strumenti capaci di indirizzare e di far riflettere l’opinione pubblica, e dove è possibile studiare la rappresentazione di ogni fenomeno, anche il più sfuggente e complesso. Viene inoltre messa in evidenza la trasformazione dei protagonisti dei fatti criminali, dei valori e dei modelli di comportamento con cui si esprimono. Ne emerge un protagonismo ricco di ambivalenze: i nuovi “eroi” mafiosi sono infatti personaggi rappresentati sempre meno stigmatizzati e sempre più affascinanti. Le evocazioni e le immagini sono intense e palpabili così come i sentimenti forti a cui rimandano. La lotta alle mafie e alla cultura mafiosa e criminale si esprime e si vince soprattutto con la conoscenza e la cultura. Marcello Ravveduto è un protagonista assoluto di questa battaglia che confidiamo conquisti sempre più persone, giovani e no, per rafforzare il fronte dell’antimafia militante e popolare.
A Salvatore Di Matteo
Imprenditore napoletano, titolare di un’attività storica, nel cuore di Napoli, la famosa Pizzeria Di Matteo di Via Tribunali, riferimento culturale e identitario della Campania nel mondo, per aver dimostrato profondo attaccamento ai valori della legalità e della giustizia. La passione per il proprio lavoro, che sostiene l’impegno verso un’imprenditoria pulita e solidale con chi ha realmente bisogno, gli ha consentito di resistere alle pressioni, alle minacce ed alle angherie di gruppi criminali emergenti del centro storico napoletano. Per questa sua scelta di coraggio e di integrità morale, subiva una raffica di colpi di arma da fuoco esplosi, nella notte tra il 25 e 26 febbraio 2019, all’indirizzo della sede ove svolge la propria attività. Fiducioso nei principi della giustizia e della libertà rispetto alla brutalità della camorra, superando ogni timore e incertezza, decideva di denunciare gli estorsori e di non restare vittima della malavita organizzata che soffoca l’economia, oltraggia il tessuto sociale e disintegra ogni valore umano e civile. Con il suo esempio è riuscito ad arricchire le pagine positive della lotta antiracket con un gesto bello e luminoso che aiuta, ed aiuterà ancora, molti altri operatori economici a seguire il suo esempio.