Sulle pagine del Mattino di venerdì 1 maggio, Raffaele Cantone propone una riflessione puntuale su ‘Turismo e Usura’ in un articolo dal titolo ‘La lunga mano delle mafie sulle vacanze’.
Nella giornata di mercoledì sono rimbalzate due notizie senza nemmeno particolare clamore, che invece meritano grande attenzione. La prima si nasconde dietro quella che è certamente una buona notizia; durante la fase del lockdown sono crollati i reati di oltre due terzi e ciò evidentemente non perché chi delinque abbia scelto di attuare un comportamento virtuoso.
Ma perché con i cittadini chiusi in casa si sono oggettivamente ridotte (e purtroppo selezionate, come dimostra il gravissimo fatto di Secondigliano) le occasioni criminali. Non tutti, però, i reati sono in calo, perché alcuni sono persino aumentati, in particolare, per quello che qui interessa, l’usura, con un significativo incremento proprio in Campania.
La seconda è contenuta nelle indicazioni fornite dal procuratore di Napoli Gianni Melillo, in sede di audizione alla Camera dei deputati dinanzi le commissioni riunite finanze e attività produttive, sul concreto rischio che le organizzazioni mafiose possano approfittare del momento di difficoltà economiche per investire soprattutto nel settore turistico. Le due cose non sono assolutamente scollegate fra loro e vanno, invece, evidentemente lette insieme. L’usura, infatti, negli ultimi anni si è completamente trasformata dal punto di vista criminologico e sono cambiati gli attori di questo turpe crimine. L’usuraio attuale è lontano anni luce dall’oleografia criminale dello strozzino del passato, a cui si rivolgevano soprattutto famiglie in difficoltà; oggi, si tratta di un soggetto che opera in “giacca e cravatta”, quasi sempre dietro il paravento di attività formalmente lecite, si fa assistere da fior fiori di professionisti per la stipula degli atti, ma ha una carta in più del passato; sa che al momento opportuno può contare più che sull’esazione tramite il ricorso alla giustizia sui metodi “persuasivi” che sanno mettere in campo le organizzazioni mafiose.
Un’ulteriore novità, forse quella più significativa, sta proprio in questo aspetto; le mafie tradizionali quantomeno fingevano di considerare lo strozzino indegno dell’affiliazione; quelle attuali sono in prima fila per la gestione dell’affare, perché puntano oltre che agli enormi guadagni che l’usura può garantire, soprattutto ad utilizzarla come strumento per appropriarsi di attività economiche in difficoltà.
Quante volte le cronache giudiziarie ci hanno restituito i casi di vittime di usura, costrette a diventare soci degli usurai nella propria attività economica, prima di essere persino definitivamente scalzati da essa! L’aumento numerico dell’usura può dimostrare, quindi, che è già in atto una penetrazione criminale nell’economia e che quello che il Procuratore, con la doverosa cautela, indica essere un pericolo, potrebbe essere già un dato concreto.
Del resto, allarmi non diversi erano stati sollevati anche da un importante centro studi (il Transcrime, collegato all’università cattolica di Milano) e da alcuni prefetti che operano in località turistiche del centro Nord. Sono state anche denunciate strane telefonate da parte di operatori del turismo, ricevute da società operanti in Paesi off shore che si dichiaravano interessate a rilevare alberghi, ristoranti e villaggi turistici, offrendo cifre cash in caso di vendita immediata.
È evidente che il turismo è un boccone molto ghiotto, è diventato il fiore all’occhiello della nostra economia ed interessa molto gli investitori internazionali ma anche alcuni affaristi nostrani di dubbia moralità. E quest’anno potrebbe essere quello giusto per provare a fare shopping a prezzi d’occasione perché è uno dei settori che ha già pagato, con le perdite collegate ai mancati incassi nel periodo pasquale e nei ponti di aprile e maggio, un prezzo alto per la crisi economica ed ha prospettive incerte anche per le vacanze estive.
Ad oggi non si sa ancora se e in che modo potremo noi cittadini fare vacanze a mare o in montagna, ma un dato pare purtroppo certo; non ci saranno (se non forse pochi) turisti stranieri, che rappresentano da anni le entrate più significative del comparto. Una parte di questa riduzione sarà molto probabilmente compensata dagli italiani che non andranno all’estero e che ci auguriamo possano fare vacanze più o meno normali. Il settore, però, mette in conto una inevitabile contrazione del fatturato e questo potrebbe spingere qualcuno a vendere, soprattutto se si trova in difficoltà economica per gli investimenti fatti in vista della futura stagione.
Questo dato, di per sé preoccupante per il Paese, diventa ancora più allarmante per il nostro territorio; il turismo direttamente o indirettamente tramite l’indotto occupa ormai una porzione molto rilevante di lavoratori locali e rappresenta una quota importante del Pil regionale.
Una massiccia compagna acquisti che maschera infiltrazioni criminali rischierebbe di avere effetti non solo economici ma anche sociali, perché comporterebbe un mutamento del tessuto imprenditoriale locale. È una partita quindi quella che si gioca su questo settore strategica ed è evidente che bisogna giocarla non di rimessa e attendendo le mosse altrui, ma in attacco, mettendo in campo tutti gli strumenti preventivi possibili che la legislazione antimafia di questi anni ha approntato e che il procuratore Melillo ha anche opportunamente indicato.
E bisogna rigettare una vulgata troppo spesso in questi giorni ripetuta; che, cioè, i controlli (soprattutto quelli di questa tipologia) facciano perdere tempo; perché è vero che c’è bisogna di uno sprint per la ripresa economica, non si può in nessun modo consentire che vi sia uno sprint anche per le infiltrazioni mafiose.